AcquacUltura 2013

AcquacUltura 2013

Acquacoltura…“AcquacUltura”, termine che va inteso nel senso più ampio e articolato:

  • Cultura delle imprese del settore, in termini sia di responsabilità verso l’ambiente, la comunità locale e i consumatori, sia di opportunità e vincoli al loro sviluppo imprenditoriale;
  • Cultura del consumatore che deve riscoprire i prodotti dell’acquacoltura, smettendo di considerarli di serie “b” rispetto a quelli selvatici;
  • Cultura del legislatore e delle amministrazioni che regolano il settore, affinché adottino strumenti pianificatori e normativi che agevolino l’attività nel settore e inseriscano nelle rispettive strategie delle “premialità” per i comportamenti “virtuosi”.

Il tema conduttore del progetto ACQUACULTURA, inserito nel Programma Nazionale Triennale della Pesca e dell’Acquacoltura 2013–2015 D.M. n. 12 del 30 Maggio 2014 annualità 2013, è rappresentato dalle molteplici difficoltà che i produttori italiani incontrano. Difficoltà di natura amministrativa e tecnico-sanitaria che frenano la competitività delle imprese, lo sviluppo di forme di multifunzionalità, l’integrazione di filiera e/o la sinergia con altri settori produttivi.

Le problematiche che investono il settore dell’acquacoltura possono essere ricondotte a due ordini di fattori:

  1. a) Complessità delle procedure di rilascio delle autorizzazioni e mantenimento delle stesse.
  2. b) Difficoltà di penetrazione nel mercato dei prodotti dell’acquacoltura nazionale rispetto a quelli selvatici o di importazione.

L’esperienza maturata nel settore mostra che taluni prodotti non ottengono il giusto riconoscimento dal mercato in quanto subiscono il confronto con i quelli di importazione più economici e con il prodotto selvatico (i pesci di acquacoltura vengono letti erroneamente come prodotti di serie “B” in confronto a quelli frutto dell’attività di pesca), mentre altri non sono adeguatamente conosciuti dal consumatore.

È importante quindi, per il settore dell’acquacoltura, veder premiati quegli imprenditori che, a discapito del loro margine di ricavo, adottano comportamenti “virtuosi” nello svolgimento della attività produttive. Ciò con particolare riferimento a quelle imprese che adoperano pratiche maggiormente restrittive rispetto alle norme cogenti in materia di salvaguardia dell’ambiente, di igiene e di benessere degli animali.

Per questo motivo è necessario riuscire a cogliere:

Cosa fanno o potrebbero fare gli operatori del settore per qualificare le loro performance produttive?

Cosa hanno messo in campo (o potrebbero attivare) le Amministrazioni per premiare e incentivare ulteriormente le pratiche e i comportamenti “virtuosi”?

Quanto i consumatori sono o sarebbero disposti a riconoscere, anche in termini monetari, tale sforzo da parte degli acquacoltori?

In questo ambito, la divulgazione dei comportamenti virtuosi e la promozione dei propri prodotti costituiscono elementi fondamentali per ottenere il giusto riconoscimento da parte dei consumatori e di tutti i soggetti pubblici e privati.

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